I turbamenti dell’Arte
Il centro dell’opera di Kasia Derwinska è abitato dall’esplorazione del proprio sé.
L’artista stessa diventa motivo centrale di riflessione, un processo di esplorazione che assume i connotati di un’analisi spietata quasi dissezionante.
Con fatica affiora lentamente il senso del sé, del proprio io.
L’artista che afferra e finalmente cattura se stessa è reale o è la vittima di un inganno e di un’ illusione?
La sua ricerca, caratterizzata da rigore formale, ci restituisce in controluce la presenza d’innumerevoli stratificazioni a testimonianza della difficoltà o dell’impossibilità di trovare il segreto della propria individualità.
Emerge la molteplicità.
Il trasferimento in una dimensione che si apre alla realtà visionaria: difronte ai nostri occhi oscurati dal pensiero razionale si collocano mondi sondabili esclusivamente spostando il proprio baricentro coscienziale, mondi pronti per i nuovi trasferiti.
Una dimensione mentale che ha scelto il trasferimento come “identità”, lo spostamento come luogo, il mutamento come punto di vista, e come caratteristica, nelle tradizioni delle migliori tradizioni aeree, il punto di fuga.
Si apre l’era in cui l’inconscio vuole avere il proprio corpo, vuole trasferire fuori da sé le fratture di una pelle, di una carne, di un sangue inadeguati: è il trionfo della molteplicità dei sé in sé.
Il proprio punto di vista si trasforma in un punto di esistenza sottratto al confine fisico della propria pelle.
Kasia ci porge la mano, ci invita ad essere i testimoni di questo viaggio, ci chiama ad essere partecipi di questo attraversamento.
Un viaggio privo di meta, un viaggio per viaggiare, un viaggio senza ritorno dove l’Arte si scopre essere l’unico luogo rimasto dell’anti-specialismo.
Gabriele Agostini
The turmoil of Art
The core of Kasia Derwinska’s work is inhabited by the exploration of the self.
The artist herself becomes the central motif of reflection, a process of exploration that assumes the features of a ruthless, almost dissecting analysis.
The sense of one-self, of the truly self emerges slowly and with strain.
The artist that catches and finally holds on of herself is real or the victim of a trick, an illusion?
Her investigation, which is characterized by formal accuracy, brings back the silhouetted presence of numerous layers, being a testimony of the difficulty and impossibility of finding the true individuality of one-self.
Multiplicity emerges.
Transferring into a dimension that opens up to a visionary reality, in front of our eyes occluded by the rational thought are arranged worlds that are possible to explore exclusively by shifting the center of gravity of our conscience, worlds ready for new transplanted.
A dimension of the mind that has chosen displacement as “identity”, the movement as location, mutation as a point of view, and, following the great tradition of areal perspective, the vanishing point as main feature.
A new era is opening up, in which the unconscious wants to have its own body, wants to transfer out of itself the fractures of inadequate skin, flesh and blood: it’s the triumph of the multiplicity of the self in itself.
One’s own point of view becomes a point of existence taken away from the physical limit of one’s own skin.
Kasia offers us her hand; she invites us to be witnesses of this journey, to participate to this crosswalk.
A journey without a destination, a journey for the journey, a journey without coming back, where Art is revealed to be the only place left for anti–specialism.
Gabriele Agostini