Il Centro Sperimentale di Fotografia Adams è lieto di annunciare l’apertura della bi personale delle vincitrici del Premio Marte Live 2024, Sofia Bucci e Jaqueline Lentini. L’evento si terrà presso la nostra sede e rappresenta un’importante occasione per mettere in luce il talento e la creatività di due artiste contemporanee di grande rilevanza.
Sofia Bucci e Jaqueline Lentini, attraverso le loro opere, offrono nuove prospettive e interpretazioni nel campo della fotografia, invitando il pubblico a riflettere su tematiche attuali e universali. La loro partecipazione all’interno del nostro spazio espositivo rappresenta non solo un riconoscimento per i loro meriti artistici, ma anche un contributo significativo al panorama culturale della fotografia in Italia.
Desideriamo inoltre sottolineare che la nostra direttrice, Luisa Briganti, da anni svolge il ruolo di giurata del Premio Fotografia 2024, contribuendo con la sua esperienza e visione al processo di selezione delle opere premiate. Il suo impegno nell’ambito della fotografia è da anni una garanzia di qualità e innovazione nel settore.
La mostra si terrà dal 14 febbraio al 4 marzo 2025.
Vernissage Venerdì 14 febbraio 2025 ore 18.30
ingresso libero
Saranno presenti le autrici
Sofia Bucci
Classe 1991. Fotografa e rilegatrice di libri. Ha conseguito il master presso la Scuola Romana di Fotografia nel 2013, insegna fotografia e legatoria giapponese e copta. Ha vinto il 1° premio ISO600 – FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ISTANTANEA 2017 presso il MAMBO – Museo Arte Moderna, Bologna, 1° Premio d’Arte Internazionale ARTPRIZE 2011 presso la Domus Talenti, Roma, “ImpossibleTalent Prize, presso ISO600-Festival della Fotografia Istantanea 2012, Milano , 2° posto {corpi}, campus Einaudi, Torino, Vincitrice SlideLuck, Prato, 2017 e del concorso LimesImages, Menzione d’onore per il Cascina Farsetti Art 2013 presso Villa Doria Pamphilij, Roma, Finalista Premio d’Arte città di Fiuggi 2012, Finalista tra i 45 best dummies del Self Publish Riga 2014, Finalista tra i 110 libri d’artista dell’anno ART BOOKS WANTED International Award 2014, Praga, Finalista e sesta classificata per il Best Art Vinyl 2015 con la cover dell’EP “Il Branco”. Scatta foto. Terrestri e terrene come lei, con la consapevolezza che la sua adesione al suolo è una zavorra e non solo una forma di legame appassionato alla realtà:
“Anatomia” è una serie di polaroid in bianco e nero, che riproducono fotografie porno amatoriali trovate e rifotografate, sulle quali poi l’artista interviene censurandole con il ricamo fatto a mano. Entrano in scena diverse dinamiche ed elementi, ognuno con le sue implicazioni: l’atto di rifotografare un’immagine già esistente, l’intervento manipolatorio del cucire, infine il tema della censura. La censura colorata aggiunta da Sofia Bucci infatti fa chiarezza, finge di nascondere solo per rivelare. Nella sua nitidezza e realtà, si staglia su immagine sfocata, astratta e imprecisa e la rende inequivocabilmente pornografica. Le immagini di corpi altrui vengono da lei riprese, rifotografate e manipolate, trasformate in qualcosa di diverso che apre un mondo nuovo, una rete di significati di cui l’immagine è solo la partenza. Corpi davvero estranei quindi, ed estraniati, quasi resi irriconoscibili e poi di nuovo riconosciuti grazie ad un intervento di manipolazione.
“Ecco dove Gorgone urla e rinasce, nelle pieghe venose che la carne riscalda, negli occhi fantasma già pieni di nero; tra le cosce si aprono regioni dove il desiderio migra come stormi che il pensiero costruisce: cacciagione che odora di natura, servita su tavolate nel mezzo dei boschi della Borgogna; si mangia con le mani, ci si lascia sporcare e dei resti si nutre la voglia: un’arancia spaccata sul comodino. Si leccano le dita, ma pur sazi, ne vogliono ancora: aver fame con la nausea, ecco il porno, bere per la sete l’albume dell’uovo.” (Gabriele Romani per Sofia Bucci)
Jacqueline Lentini
Sono Jacqueline Lentini, fotografa sperimentale e studentessa universitaria.
Sono nata e cresciuta a Parma. Ho origini italiane e ucraine.
Per me fare immagine significa donare il mio personale punto di vista ad una porzione delimitata di spazio, utilizzando la fotografia in quanto veicolo di trasformazione, passando dalla velocità della realtà alla fermezza dello scatto fotografico.
Con il tempo ho capito di vedere la fotografia come un “luogo”, una modalità di racconto che evita di dover passare per la dimensione verbale, sfruttando la luce per dipingere ciò che tutti possono vedere ma che solo il singolo occhio riesce a guardare.
Utilizzo spesso l’acqua come elemento centrale nelle mie composizioni fotografiche.
L’acqua, un filtro trasparente che distorce la forma reale dei corpi, rende particolarmente interessante sia la rappresentazione del movimento che quella della staticità, rendendo complicata la loro distinzione.
Un’immagine riflessa in acqua è una buona metafora del ricordo, spesso distorto, sfocato e incerto. Altre volte vividissimo. Vero o Falso?
Succede che io non sia certa di aver vissuto qualcosa che ricordo, forse l’ho sognato?
Queste sono le mie fotografie.
Concludo con un invito: Sfidare la percezione e aprire nuovi spazi di riflessione. Mettersi e mettere in discussione. Trasformare il proprio punto di vista per scoprire cose inaspettate e straordinarie.
Il Peso della Luce è un progetto fotografico che esplora la condizione umana attraverso un incontro visivo tra la luce, l’acqua e il corpo. Ogni immagine è pensata per raccontare un’emozione, una sensazione, o una riflessione sulla fragilità e sulla complessità dell’essere umano.
L’elemento centrale del progetto è l’acqua, che non è solo un contesto in cui scattare, ma un vero e proprio filtro, capace di modificare, distorcere e riflettere. L’acqua diventa un simbolo della trasformazione: essa altera la percezione del corpo, sfocando i confini tra il soggetto e l’ambiente circostante, creando un dialogo tra ciò che è visibile e ciò che rimane nascosto. Ogni fotografia è un invito a guardare oltre la superficie, per scoprire le sfumature più intime e sfuggenti della condizione umana.
Il titolo, Il Peso della Luce, allude proprio a questo contrasto tra ciò che è luminoso, visibile e definito, e ciò che è sfocato, distorto e sfuggente.
La luce, non solo illumina, ma pesa. Nella sua bellezza sembra offrire chiarezza e diventa anche un elemento che mette in evidenza la vulnerabilità e la complessità dell’individuo.
In questo progetto, il corpo umano non è solo un soggetto fotografico, ma diventa il mezzo attraverso cui esplorare l’interazione tra luce, acqua e riflessi, esprimendo in modo poetico e viscerale le contraddizioni della vita umana: la bellezza e la sofferenza, la chiarezza e la confusione, la forza e la fragilità. Il Peso della Luce diventa così una riflessione visiva sulla nostra esistenza, sulle sue sfumature e sul nostro continuo tentativo di trovare equilibrio in un mondo che spesso sembra sfuggirci.
Orari: dal lunedì al venerdì 10:13; 16:19
Sabato su appuntamento.